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Un “magazine” per bambini (coi $oRdi) su I-pad, che palle
Rassegna stampa mattutina. Giornali veri e “versione on line”. Quest’ultima è sempre causa di nausea e vomito.
Notizia boomba di oggi?
“Un magazine su iPAd, ovvero come lasciare il posto fisso per raccontare il mondo ai bambini”
Ora, senza entrare nella querelle sullo “spleen da posto fisso” (infatti professori universitari che come precari fanno i ministri ne sanno qualcosa – tutta l’adrenalina del non sapere che fare domani), ‘ste due trentenni hanno lasciato appunto un non precisato posto fisso (a teatro e in una testata giornalistica nazionale?) per il loro fichissimo progetto:
creare una rivista (leggi app) iPAd per connettere i bambini al mondo ed al mondo degli adulti.
Per maggiorni dettagli vedere l’articolo (di una giornalista donna ovviamente che trasuda di post-retard-femminismo oltretutto) qui :
http://www.corriere.it/cultura/12_febbraio_19/e-magazine-per-bambini_46196f50-5afd-11e1-af48-fbc2e490f6c3.shtml
“We are passionate about one thing: create engaging reading experiences that empower the relationship between children and grown-ups. We want to provide you with an app that can help your family grow happier and we want you and your kids to use imagination as a tool to know and change the world around you” (About us – them, from the project website)
Due cose: iPad con un costo di 600 euro base ovviamente è solo per figli di benestanti ; questi sono il target del progettone come se, in quel fantastico mondo in cui viviamo e che gli vogliamo spiegare e far cambiare , vivessero solo loro con i $$. E grazie al programmino rivista “la tua famiglia sarà più felice”. Insomma poco ambizioso in fatto di divulgazione e, sia lecito dirlo, senza un minimo di reale inidirizzo sociale se non radical-chicchismo. Si, i bambini possono usare l’ipad di papà – per poi volerne uno proprio – ecco perchè Apple è felice di queste “giovani imprese”,vendere, vendere un marchingegno inutile a tutti, pure ai bambini. Grandi idee!
Utilizzare questa cosa per combattere “la noia del posto fisso”, ancora peggio. L’autrice del pezzo non sapeva davvero come – fare pubblicità a questa impresa; ad Apple; trattare di precariato; trattare di pari opportunità; essere radical chic
Tutto in uno, sarà stata molto soddisfatta la sera pensando a come ha fatto bene il suo lavoro senza un minimo di etica.
scusa, non riesco a leggere il tuo intervento dalla mia app 4 ipad 4 a better future.
il progetto timbuktu, a meno che non si riferisca al mali malaria safari 2006, non esiste.
Ogni giorno mi sveglio e non posso non pensare e piangere per quelle povere lavoratrici cinesi della foxconn che lavorano per pochi dollari al giorno assemblando ipad senza mai averne visto uno finito.
Mi meraviglio del fatto che nessuno riesca a scrivere quelle poche e semplici cose sensate che le menti odierne non riescono più ad elaborare.
1. Ci voleva Foxconn per sapere che in cina si lavora per pochi dolla al giorno senza le nostre fottute/anacronistiche certezze sindicali (vedi art. 18)?
2. Ci vuole tanto a capire che si tratta di Foxconn e non di Apple che semplicemente commissiona lavori e poi sono cazzi loro di come se la gestiscono (basta che il prodotto finale sia sui suoi standard)?!?
3. Se qualche giornalista di quelli che hanno fatto queste inchieste aprissero una fabbrica di acciaio in cina, pagherebbero le povere sottomesse 100 usd lordi al giorno con ferie pagate, tredicesima, quattordicesima, tfr, contratto indeterminato e maternità?
4. E c’è gente che crede anche che queste poverette non abbiano mai visto un ipad assemblato. Non sanno come è fatto, capito? cioè assemblano uno schermo ma che ne sanno quanti pollici ha? E la pubblicità? Ah già, in cina non hanno tv, e se ce l’hanno la censura oscura tutti i prodotti apple.
Questo non per difendere Apple (di cui non me ne sbatte una sega) ma per ricordare che quel modello foxconn ha permesso alla cina di crescere con ritmi del +7% del pil annuo. E basta con le menate della distribuzione della ricchezza (certamente sproporzionata tra classi sociali e geografiche), e basta pure con le storie che la crescita, ovviamente, non ha solo aspetti positivi (vedi inquinamento ad es.). Le lavoratrici della foxconn sono ben contente di lavorarci ed in quel modo, perchè l’alternativa sarebbe stare a casa, fare la fame ed essere pestate dal marito. Tutto questo non ha davvero senso, come quando tempo fa uscì fuori la stessa storia per delle fabbriche nike in vietnam. Quando sei nike, apple tutti a rompere il cazzo, perchè in fondo sono articoli che si leggono; proprio come quello sulle app per connettere i bambini con il mondo. Cazzate monumentali.
blec, te prego, io smetto di parlare in romanesco, ma tu non cominciare con la politica! e non cercare l’anticonformismo a tutti i costi: non sono un figlio dei fiori new age #occupystocazzo indignato, ma il punto 2 e’ assurdo! e sti cazzi il pil, che e’ indice di benessere solo in un sistema capitalistico in cui appunto la ricchezza di pochi si basa sullo sfruttamento di tanti.
evitiamo sbandamenti a destra e a sinistra e stiamo al centro, moderati, col terzo pollo e l’udc.
Mi pare che il mio intervento verstesse su altre cose: sull’idiozia dei nostri giornali, su l’idiozia di certi progettini radical-chic basati su moderni status symbol e dunque in sintesi sulla strumentalizzazione di un’idea del casso per far capire ai “giovani” che il posto fisso è noioso.
Le operaie cinesi (perchè sarebbero tutte donne?) sono ben contente di essere sottopagate/sfruttate. Anche le puttane minorenni thailandesi sono contente di spompinare occidentali per 20 dolla da spedire in campagna ai genitori per la nuova TV LCD.
E’ una cazzata. Se l’alternativa è la fame, si fanno anche turni di 18 ore per sette giorni alla settimana (nel XIX secolo duravano anche 20, compresi operai minorenni) , ci si ammazza quando l’alienazione raggiunge livelli inaccettabili (come succede in quella fabbrica cinese), non si fanno ferie, non si vive che per il lavoro (che può essere un bene quando è una scelta). La distribuzione della ricchezza è iniqua nella RPC -come del resto in Itaglia – e, come in Italia con il boom economico (il Pil allora cresceva) ci saranno/seguiranno lotte sindacali (chi ci dice che già non ci siano) giuste punto e basta. Allora, e solo allora, Apple dovrà vendere le sue cianfrusaglie allo stesso prezzo magari, ma con un guadagno non del 400% (e non rompere sui dati che ovviamente sono a culo).
Sicurezze sindacali cazzate anacronistiche? Casso parli come quei burattini del governo.
IPAD I – 2010
IPAD 2 -2011
IPAD – 2012
Seriamente, credete che Apple non potesse subito lanciare la versione 3 (o almeno 2) senza giochi di prestigio? Quale il divario tecnologico tra I e III?
Marketing a cui tutti abboccano.